Cosa Racconta Food For Profit? Uno Sguardo Al Film con VEGANSHOES.IT

Cosa Racconta Food For Profit? Uno Sguardo Al Film con VEGANSHOES.IT

Cosa Racconta Food For Profit? Uno Sguardo Al Film con VEGANSHOES.IT

Oggi siamo qui per esaminare insieme i dettagli di uno degli ultimi documentari usciti sul grande schermo, e che, nonostante le difficoltà incontrate per arrivare al grande pubblico, sta facendo parlare di se in tutte le principali testate giornalistiche: Food for Profit.

Indice dei contenti:

Chi ha prodotto il film?

Giulia innocenzi e paolo d'ambrosi - registi film food for profit

Il finanziamento e la produzione del film sono stati curati da Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi.

Giulia Innocenzi è una rinomata giornalista e conduttrice, celebre per le sue inchieste nel mondo degli allevamenti intensivi. Attualmente, è una figura di spicco in Report (Rai3), dove ha condotto inchieste su marchi di rilievo nell’ambito della zootecnia italiana, oltre ad aver ottenuto accesso all’allevamento grattacielo di maiali in Cina, un’operazione sotto copertura che ha ricevuto l’attenzione di diverse testate internazionali. Il suo libro “Tritacarne” (Rizzoli), che getta luce sulla realtà dell’industria della carne e del formaggio in Italia, ha raggiunto i vertici delle classifiche di vendita.

Pablo D’Ambrosi è un regista italo-britannico specializzato nei documentari, attivo dal 2008. Ha accumulato esperienza nella realizzazione di documentari musicali per artisti del calibro dei Rolling Stones, Paul McCartney e Adele. Inoltre, vanta una vasta conoscenza nel campo dei documentari investigativi, avendo contribuito a produzioni come BBC Panorama e film come “This World”, riconosciuto con il Prix Europa come miglior documentario di attualità.

Le questioni centrali del docufilm

Lampadina accesa

L’obiettivo principale del docufilm è evidenziare e mettere al centro del dibattito i soldi pubblici che l’Europa destina agli allevamenti intensivi.

Come vedremo in dettaglio, tramite il pacchetto della Politica Agricola Comune (Pac) l’industria zootecnica riceve dall’Unione Europea un totale complessivo di 387 miliardi di euro, la maggior parte dei quali confluisce nelle tasche dei grandi gruppi industriali, responsabili dell’inquinamento e del maltrattamento degli animali.

Ma questo non è che il primo di una serie di temi grandi di interesse internazionale che vengono trattati in questo documentario: intorno agli allevamenti intensivi ruotano infatti pratiche indegne che normalizzano sistematicamente il maltrattamento animale, lo sfruttamento dei lavoratori e grandi problemi di salute pubblica.

Violenza e Maltrattamento degli Animali

Maiale in gabbia sguardo alla telecamera

Ti anticipiamo fin da subito, se sei sensibile al dolore degli animali, che il documentario non si concentra sul mostrare la cruda realtà del maltrattamento, con lo specifico obiettivo di rendere la proiezione accessibile a tutti, evitando effetti respingenti che avrebbero limitato la circolazione del film.

Ciò che vuole essere evidente, tuttavia, nonostante i pochi esempi portati, è come la violenza sugli animali sia qualcosa di scontato negli allevamenti, una prassi comune che supera i confini nazionali per estendersi a macchia d’olio, chiara conseguenza del considerare gli animali come oggetti al servizio dell’uomo.

Polli uccisi a bastonate, maiali senza gambe, feriti e lasciati a morire, mucche con la mastite e tacchini con parti in necrosi vengono ritratti nella loro triste, quotidiana, sofferenza dagli attivisti in incognito, che si trovano davanti a condizioni, pur cambiando stato e allevamento, troppo simili tra loro per essere casuali.

È proprio il trovare negli animali oggetti e non anime ciò che permette la nascita di orrori come gli allevamenti grattacielo in Cina, nati per arginare il diffondersi della peste suina e per ridurre gli spazi necessari allo sviluppo stesso della struttura, o gli abomini nati da un uso improprio dall’ingegneria genetica, come i polli senza piume israeliani, creati per risparmiare sulle pratiche di spiumatura.
In Food For Profit ascoltiamo, nei discorsi dei lobbisti, un continuo rimando all’oriente come principale competitor e fonte d’ispirazione, guardando alle sue prassi come avanguardia di produttività.

Uso di Fondi Pubblici per Finanziare gli Allevamenti

Giulia innocenzi in parlamento europeo

I registi del film hanno fatto un grande lavoro per rendere chiare le implicazioni e le connessioni tra la politica, le azioni del parlamento a Bruxelles e i lobbisti, spesso incarnati dalle stesse persone che ricoprono più ruoli diversi.

Il filo conduttore di questa parte delle indagini saranno le proposte di un finto lobbista, che dice di operare per un’azienda che si occupa di genoma editing, avvicinando diversi europarlamentari per proporgli improbabili e mostruosi progetti da appoggiare politicamente, in nome della produttività. Da nessuno dei politici registrati di nascosto, il complice del documentario riceve un netto rifiuto, una condanna etica: tutti si mostrano interessati, aperti al dialogo, preoccupati soltanto di come porre la questione all’opinione pubblica.

Tra gli eurodeputati filmati spiccano la spagnola Clara Aguilera, che afferma come alcuni membri della Commissione agricoltura prendano soldi della Pac in quanto proprietari terrieri, e l’eurodeputato nostrano Paolo De Castro, a cui un lobbista incaricato da Giulia Innocenzi propone un finto progetto di editing genetico per la creazione di un maiale con sei zampe e di una mucca con due apparati riproduttivi per aumentare la produzione di latte, rivelando discorsi allarmanti che accompagneranno lo scorrere dei filmati.

De Castro, in particolare, si mostra molto interessato alle operazioni di editing genetico, per ora possibile solo sulle piante ed in fase esplorativa, ma verosimilmente presto attuabile anche sugli animali. L’uomo, davanti ai progetti inimmaginabili del lobbista, se inizialmente afferma che “la questione è un po’ pesante per l’opinione pubblica e che ci vorrà un po’ di tempo per digerirla“, poi si sbilancia sul fatto di “non avere pregiudizi e che prima o poi è una battaglia che si vincerà“.

In questo mondo, appare chiaro, è sicuramente centrale il sistema lobbistico che preme su quello politico, ed in questo un ruolo al vertice della piramide c’è la più importante delle lobby, Copa-Cogeca, il cui capo arriva a negare l’esistenza di allevamenti intensivi in Europa.

Dal docufilm appare evidente come sia perfettamente legale far finire i soldi dell’Unione Europeafinanziare i modelli di allevamento che il Green new della stessa Ue vuole disincentivare.

Com’è possibile?

In vari modi: per esempio, come evidenziato in un articolo di dissapore, “se un’azienda non può  prendere sovvenzioni per i suoi allevamenti, li può però prendere per l’agricoltura; peccato che le sue coltivazioni servano precisamente a produrre mangime per gli animali allevati nei vicini capannoni. È perfettamente legale l’attività di lobbying, cioè tentare di influenzare le decisioni politiche portando avanti esigenze di una categoria o gruppo ristretto: peccato che questo favorisca sempre e solo chi ha più soldi.”

Lo Sfruttamento dei lavoratori

lavoratore in locale di cemento

Tutti sanno l’impatto devastante che hanno i macelli e gli allevamenti intensivi sulla vita animale, ma in pochi realizzano gli effetti che hanno su chi vi lavora, che si riporta a casa una grandissima sofferenza, spesso inespressa.

Come appare in più momenti del documentario i lavoratori di allevamenti intensivi e macelli subiscono quotidianamente gravi soprusi: dipendenti senza un regolare contratto, pagati a cottimo in base a quanto riescono a produrre durante il turno, assenza di tutele e abitazioni lagher accomuna più località, in un viaggio che attraversa l’Italia, la Germania, la Polonia e la Spagna senza distinzioni.

Essere Animali ed Animal Equality hanno svolto negli anni ricerche approfondite sugli impatti che questo tipo di lavoro ha sulle persone, evidenziando come spesso siano impieghi riservati a chi non ha scelta, come i migranti, costretti per necessità a sottostare a condizioni dure e difficili da sostenere.

I lavoratori dei macelli riportano spesso Disturbi da Stress Post-Traumatico, e tutti testimoniano di “ricordare in modo molto vivido la prima uccisione, descritta come un’esperienza terribile, caratterizzata dalla pressione dell’immediata richiesta di uccidere centinaia di animali già nel primo giorno di lavoro. In questa fase iniziale di inserimento lavorativo, gli impiegati dei macelli provano una gamma crescente di emozioni negative: tristezza, vergogna, paura, rabbia, oltre a dubbi morali relativi ad una punizione futura per il male inflitto, li accompagneranno nei giorni successivi flashback di immagini crudeli (es. sangue) e sintomi fisici come tremore e brividi.

Con il passare del tempo essi proveranno meno tolleranza alla frustrazione, diventando maggiormente irritabili tra le mura domestiche, evidenziando pertanto cambiamenti nella loro personalità. Saranno persone tendenzialmente più aggressive, nel tentativo inconscio di normalizzare la violenza a cui ogni giorno si trovano costrette a partecipare, più inclini all’abuso di alcol e più vulnerabili a sostanze e comportamenti autodistruttivi.

Il problema dell’Antibiotico-resistenza

resistenza agli antibiotici

Un altro aspetto su cui si concentra il documentario sono le implicazioni per la salute umana degli allevamenti.

Viene sottolineato il problema dell‘antibiotico resistenza degli animali, a cui vengono somministrati antibiotici in grandi quantità, e che nel tempo diventano inefficaci lasciando campo libero a malattie che ormai dovrebbero essere sconfitte.

Viene inoltre evidenziato il rischio elevato di spillover associato alla densità di animali presenti negli allevamenti, ovvero il passaggio di un virus tra specie diverse (come nel caso del Covid-19), segnalando come l’influenza aviaria potrebbe essere la prossima grande pandemia, specialmente se gli allevamenti intensivi di pollame continueranno a crescere a ritmi tanto vertiginosi.

I Danni Ambientali Provocati Dagli Allevamenti

ciminiere e fumi inquinanti

Nel docufilm poi, con una sorprendente abilità narrativa, si riescono ad intersecare diversi temi importanti, accompagnando lo spettatore in un viaggio intorno all’Europa, sbarcando fino a Zolobiu, in Polonia, dove grazie ad alcune interviste agli abitanti ed al sindaco viene evidenziato come la vita di un’intera comunità è stata distrutta a seguito della diffusione degli impianti zootecnici.

Oggi l’industria polacca è la prima produttrice di carne di pollo in tutta Europa, e buona parte di questa produzione viene addirittura esportata in Africa: una follia giustificata soltanto dalla voglia insaziabile di profitto delle aziende. A farne le spese sono gli abitanti del luogo, soffocati dalle esalazioni di ammoniaca provenienti dagli allevamenti.

Un altro esempio viene dall’industria suinicola in Spagna, che continua a espandersi nella regione della Murcia, dove a causa dei cambiamenti climatici e della desertificazione l’acqua sta diventando una risorsa sempre più scarsa.

Qui Giulia Innocenzi mostra come gli allevamenti intensivi sconfinati di suini siano responsabili di gravi danni ambientali, soprattutto a causa dei liquami versati liberamente nell’ ambiente, uniti alle montagne di letame abbandonate nella campagna arida. Lì vicino, la laguna del Mar Menor ha subito nel 2021 una gravissima moria di pesci a causa soprattutto dell’eccessiva presenza di nitrati derivanti dalle deiezioni degli allevamenti.

Le difficoltà incontrate nella diffusione del documentario

Allevamenti intensivi di mucche

La realizzazione di Food For Profit è stata resa possibile dall’impegno e dalla convinzione di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi, che hanno collaborato alla realizzazione del film con passione e professionalità. I due hanno lavorato gratuitamente per tutta la durata del progetto, che è costato 250.000 euro.

I soldi necessari alla realizzazione sono stati raccolti tramite donazioni di fondazioni e privati, che hanno deciso di credere in questo progetto quando ancora era solo uno scritto su carta. I due hanno fatto tutto da soli, imparando a destreggiarsi tra le pratiche del ministero e lavori di cui non avevano mai fatto esperienza.

Perfino per le proiezioni hanno dovuto agire autonomamente: rifiutati per dubbie motivazioni dai principali distributori, hanno creato una propria casa di produzione, la Pueblo unido”, richiedendo in autonomia l’aiuto di tutti i cittadini e gli enti interessati per la diffusione dell’opera, dando gratuitamente la pellicola e richiedendo in cambio solo donazioni volontarie.

In conclusione, la realizzazione del documentario “Food For Profit” ha rappresentato un esempio tangibile di impegno, passione e determinazione da parte di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi. Nonostante le sfide e le difficoltà incontrate lungo il percorso, i due registi hanno dimostrato una straordinaria resilienza nel portare avanti un progetto che si propone di mettere in luce le criticità legate all’industria alimentare e agli allevamenti intensivi. Attraverso il loro lavoro, hanno sollevato importanti questioni etiche, ambientali e sociali, spingendo il pubblico a riflettere e ad agire per un cambiamento positivo.

Se anche tu vuoi organizzare una proiezione, visita la sezione apposita del sito, ed aiuta nella diffusione del film! Se invece vuoi sapere dove puoi vedere il film non perderti il calendario delle proiezioni (Clicca qui per vederlo 💚)

E tu hai già visto il film o hai in programma di andarlo a vedere? Parliamone insieme nei commenti, aspettiamo di conoscere le tue opinioni e le tue aspettative!

A presto, Gaia per VEGANSHOES.IT 🌻

Fonti:

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