Quali Sono i Diritti Riconosciuti Degli Animali?

Quali Sono i Diritti Riconosciuti Degli Animali?

Nel contesto sempre più consapevole e compassionevole del movimento vegan, la tutela dei diritti degli animali emerge come un pilastro fondamentale. Oltre a rappresentare uno stile di vita che rinuncia all’utilizzo di prodotti di origine animale, il veganismo si nutre della profonda convinzione che gli animali abbiano diritti intrinseci, e che siano meritevoli di rispetto e protezione.

Questo articolo si propone di esplorare il lato legislativo dei diritti degli animali, delineando il quadro normativo internazionale e nazionale, che contribuisce a plasmare la nostra comprensione e l’attuazione di tali diritti.

Indice dei contenuti:

Evoluzione del Movimento per i Diritti degli Animali

Il movimento per i diritti degli animali ha attraversato un’evoluzione significativa nel corso del tempo, passando da una prima fase di consapevolezza marginale ad essere un catalizzatore globale per il cambiamento sociale.

Il seme del movimento per i diritti degli animali è stato piantato nel XIX secolo, con pensatori come Henry Salt e Peter Singer che hanno iniziato a promuovere l’idea che gli animali avessero diritti intrinseci, derivati dal solo fatto di essere vivi. Nel tempo, questa consapevolezza ha trovato espressione attraverso organizzazioni e movimenti che hanno lottato, e lottano ancora oggi, per porre fine alla crudeltà verso gli animali. Singer in particolare è autore di “Liberazione Animale“, ed ha postulato il concetto di specismo, sollecitatando un cambiamento radicale nel modo in cui trattiamo gli animali non umani.

Il XX secolo ha visto una crescente sensibilità pubblica nei confronti delle questioni legate agli animali. La diffusione di informazioni sugli allevamenti intensivi, le pratiche di sperimentazione sugli animali e gli spettacoli circensi ha portato a un’ampia discussione sulla necessità di proteggere gli animali da abusi e maltrattamenti, fino a quel momento non riconosciuti.

Oggi c’è ancora tanta strada da fare, ma i movimenti animalisti e la filosofia vegan trovano terreno fertile con la nuove generazioni, fortunatamente sempre più attente all’ambiente e alle creature che lo abitano.

Legislazioni Internazionali per la Protezione degli Animali

Ma come sono cambiata negli anni, a fronte del crescere del movimento vegan e di quello animalista, la legislazione che dovrebbe tutelare la vita animale?

L’attenzione globale sui diritti degli animali ha portato all’emanazione di diverse legislazioni internazionali mirate a garantire la protezione e il benessere degli animali in tutto il mondo. Questi accordi internazionali fungono da linee guida per i singoli paesi, promuovendo standard minimi e sottolineando l’importanza di considerare gli interessi degli animali nelle decisioni politiche e legislative.

La verità, come vedremo, è che la strada per dare agli animali una vita quantomeno dignitosa è ancora lunga. È tuttavia fondamentale conoscere le basi su cui si stanno costruendo le battaglie a tutela degli animali, per offrire un supporto informato e per poter intervenire con consapevolezza.

La Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali (DUDA)

Una pietra miliare nel riconoscimento dei diritti degli animali a livello globale è rappresentata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali, adottata dall’UNESCO nel 1978, un passo significativo nel riconoscimento delle esigenze e dei diritti degli animali non umani. Il documento si articola in una serie di principi che riflettono la consapevolezza crescente della comunità internazionale riguardo al trattamento degli animali e alle questioni etiche ad esso connesse.

Tra i principi fondamentali vi è l’affermazione del diritto degli animali a vivere liberi da crudeltà, maltrattamenti e sfruttamento. La dichiarazione affronta anche la questione della vivisezione, esortando a limitare e sostituire le procedure scientifiche invasive con metodi alternativi e rispettosi degli animali. Inoltre, la DUDA sottolinea la necessità di preservare gli habitat naturali degli animali selvatici e promuovere la conservazione delle specie. Benché questa dichiarazione non abbia un valore legale vincolante, ha contribuito negli anni a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni etiche legate agli animali, incoraggiando dibattiti e promuovendo l’adozione di normative più protettive in diversi paesi.

Il documento continua a essere una fonte di ispirazione per organizzazioni animaliste e sostenitori dei diritti degli animali, spingendo verso un cambiamento culturale e legislativo che rifletta una maggiore considerazione per il benessere degli esseri viventi non umani.

La Convenzione di Washington sulla Conservazione delle Specie Selvatiche

La Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate di Estinzione (CITES), conosciuta anche come la Convenzione di Washington, è un accordo internazionale stipulato nel 1973 allo scopo di regolamentare il commercio globale di flora e fauna selvatiche.

L‘obiettivo principale della CITES è quello di garantire che il commercio internazionale di piante e animali selvatici non minacci la sopravvivenza delle specie coinvolte. A tal fine, la convenzione classifica le specie in tre appendici in base al livello di minaccia al quale sono esposte. Le specie elencate nell’Appendice I sono considerate gravemente minacciate e il loro commercio è generalmente vietato, mentre quelle elencate nelle Appendici II e III sono soggette a regolamentazioni che variano in base al grado di minaccia.

Gli Stati aderenti alla CITES si impegnano a implementare misure nazionali per controllare il commercio di specie elencate nelle appendici e a cooperare per garantire il rispetto delle disposizioni della convenzione. La CITES svolge un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità, nell’evitare il traffico illegale di piante e animali selvatici e nel promuovere la gestione sostenibile delle risorse naturali. La sua importanza è cresciuta nel corso degli anni, in risposta alla crescente preoccupazione per la conservazione ambientale a livello globale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE) è un’organizzazione intergovernativa fondata nel 1924 e ha sede a Parigi, Francia. La sua missione principale è quella di migliorare la salute animale a livello mondiale e garantire il benessere degli animali attraverso la promozione di norme internazionali e la cooperazione internazionale nel campo della sanità animale.

L’OIE svolge un ruolo chiave nel monitorare e controllare le malattie animali transfrontaliere, contribuendo così a prevenire la diffusione di malattie infettive tra gli animali e, in alcuni casi, anche tra gli animali e gli esseri umani (zoonosi). L’organizzazione stabilisce standard internazionali per le pratiche di controllo e prevenzione delle malattie animali, facilitando il commercio sicuro degli animali e dei loro prodotti a livello globale.

Tra le responsabilità dell’OIE vi è la pubblicazione di informazioni scientifiche e tecniche, la fornitura di orientamenti agli Stati membri per la gestione delle emergenze sanitarie legate agli animali, e il coordinamento delle risposte internazionali alle epidemie animali.

L’OIE si impegna anche a promuovere il “benessere” degli animali attraverso linee guida e standard volti a garantire condizioni di vita e trattamenti adeguati per gli animali allevati, riducendo al minimo lo stress e l’impatto negativo sull’ambiente.

Gli Stati membri collaborano con l’OIE per sviluppare e implementare politiche sanitarie e di benessere animale, contribuendo a creare un ambiente più sicuro e sostenibile per la salute di animali e persone a livello globale.

Abbiamo già parlato in un precedente articolo di quanto il concetto di benessere animale sia, secondo noi, fuorviante, ma aspettiamo di leggere anche le tue considerazioni nei commenti.

Il Protocollo di Kyoto, L’accordo di Parigi e l’impatto degli allevamenti animali

Il Protocollo di Kyoto è un accordo internazionale stipulato nel 1997 con l’obiettivo di affrontare il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas a effetto serra (GHG) a livello globale. Il protocollo prevede obiettivi di riduzione delle emissioni per i paesi industrializzati al fine di limitare l’incremento della temperatura media globale.

L’allevamento animale può avere un impatto significativo sul cambiamento climatico in quanto è associato a diverse fonti di emissioni di gas serra. In particolare, il settore dell’allevamento è coinvolto nell’emissione di metano (CH4) derivante dalla digestione degli animali ruminanti e dalla gestione dei loro escrementi, nonché di ossido di diazoto (N2O) associato all’uso di fertilizzanti e alla gestione dei pascoli.

Il Protocollo di Kyoto non ha affrontato direttamente le emissioni specifiche dell’allevamento animale, ma ha fornito un quadro generale per la riduzione complessiva delle emissioni di GHG. Tuttavia, successivamente, gli sforzi internazionali per affrontare il cambiamento climatico si sono evoluti, con l’Accordo di Parigi del 2015 che ha stabilito nuovi obiettivi più ambiziosi e flessibili.

Nel contesto dell’Accordo di Parigi, che mira a limitare l’aumento della temperatura media globale a ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, il settore dell’allevamento animale è stato oggetto di crescente attenzione. Gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dall’allevamento includono l’adozione di pratiche agricole più sostenibili, la gestione dei rifiuti animali in modo efficiente, la promozione di diete alimentari più equilibrate e la ricerca di alternative più sostenibili, come la produzione di carne in vitro.

Leggi Nazionali che dovrebbero tutelare gli Animali

Attualmente gli allevamenti sono normati dal Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 146 e successivi, emanati in Italia per attuare la Direttiva 98/58/CE del Consiglio dell’Unione Europea relativa alla protezione degli animali negli allevamenti.

Questa normativa stabilisce i requisiti minimi per la protezione degli animali negli allevamenti, garantendo il loro benessere e riducendo al minimo il rischio di sofferenze inutili.

Il decreto si propone di garantire il rispetto delle esigenze fisiologiche degli animali da allevamento, assicurando loro adeguate condizioni di vita e di alloggio. Si applica a tutte le specie di animali da allevamento e a tutti gli allevamenti, indipendentemente dalle dimensioni o dalla finalità dell’allevamento.

Stabilisce norme specifiche sulle condizioni di alloggio, alimentazione, gestione e trattamento degli animali da allevamento. Ad esempio, vengono definite le dimensioni minime degli spazi in cui gli animali devono essere alloggiati e specificate le condizioni relative alla ventilazione, alla temperatura e ad altri fattori ambientali.

Il decreto disciplina inoltre anche il trasporto degli animali e le procedure di macellazione, assicurando che tali attività siano svolte nel rispetto del benessere degli animali e definisce le responsabilità del titolare dell’allevamento nel garantire il rispetto delle norme e stabilisce sanzioni per le violazioni.

Tutto molto ben scritto, ma la realtà degli allevamenti è molto diversa, le “condizioni minime di benessere” a cui sottostanno gli animali si traducono in piccole gabbie, capannoni sovraffollati, assenza di ambienti capaci di accoglierli nelle loro necessità primarie e tanta, troppa, crudeltà ingiustificata.

Ti invitiamo a consultare il portale di Essere Animali, associazione animalista che da anni si batte per portare alla luce quanto accade dentro le mura degli allevamenti, che in anni di inchieste ha raccolto tantissimo materiale, capace di spiegare con immagini e video ciò che noi non potremmo riassumere in poche righe.

Il passaggio da essere senziente a mera merce di scambio, è immediato varcando la soglia di questi luoghi, dove animali capaci di un ampio ventaglio di emozioni, paure e dolori vengono privati di tutto, e costretti per anni a vite di abusi e maltrattamenti.

La tutela animale è reale?

È stato sufficiente osservare superficialmente le normative che regolano l’allevamento e la vita animale per rendersi conto di come, in realtà, queste siano solo mere indicazioni utili a delineare le condizioni per una vita quantomeno dignitosa.

Ogni volta che ci avviciniamo a questi temi restiamo sconcertati da quando si distacchino normative e realtà, ecco perché pensiamo sia fondamentale insistere su questo tema, diffondere le informazioni e offrire a più persone possibili l’occasione di riconoscere la sofferenza dietro gli allevamenti.

Quello dei diritti degli animali è un tema veramente lungo e complicato, che difficilmente può trovare il giusto spazio in poche righe, ciò che vorremmo stimolare è un confronto ed un dialogo nei commenti, per dare rilevanza ad argomenti che, molto spesso, non trovano spazio nei discorsi quotidiani.

Ti invitiamo quindi a riflettere con noi, condividere nuovi fonti di informazioni e a raccontarci i tuoi pensieri. Noi come sempre ti aspettiamo anche in negozio a Cittadella per un saluto, e su tutti i nostri canali social.

A presto, Gaia per VEGANSHOES.IT 🌱

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