Perchè evitare di acquistare prodotti in Pelle?
Se, da una parte, le persone stanno diventando sempre più consapevoli riguardo la crudeltà che si nasconde dietro alle pellicce, dall’altra, la pelle gode, tutt’oggi, di una buona reputazione e viene ancora considerata un materiale nobile, naturale e duraturo.
Ma l’industria della pelle, proprio come la pelliccia, causa grosse sofferenze agli animali ed è anche molto tossica per l’ambiente e per la salute umana. Ecco quindi 5 motivi per non indossarla:
1 – Per gli animali
Gli animali sono le prime vittime dell’industria della pelle, tuttavia, vi è un equivoco frequente sul fatto che essa sia solo un sottoprodotto dell’industria della carne e, di conseguenza, utilizzarla come materia prima sia solo una forma di recupero. Va notato che l’industria della pelletteria NON riguarda il riciclo. La realtà è molto più diversa: la pelle è piuttosto il principale “co-prodotto” dell’industria della carne. E’ molto difficile trovare delle stime che mettano a confronto gli introiti ricavati dalla vendita della carne e del pellame ma è certo che il giro d’affari legato alla pelle vale miliardi, se non trilioni di dollari l’anno. La gran parte della pelle che usiamo proviene da paesi in cui il benessere degli animali è in fondo alla lista delle priorità e dove le leggi sulla protezione degli animali sono inesistenti o almeno non completamente applicate. Inoltre le condizioni in cui gli animali sono trasportati ed uccisi sono estremamente violente quindi non c’è da illusersi che la tua borsetta o le nuove decolletè abbiano condotto una vita felice in precedenza.
In ogni caso è chiaro che, acquistando prodotti in pelle, si sostiene l’allevamento e si incentivano tutte le pratiche ad esso collegate.
Ogni anno 1 miliardo di animali vengono allevati e uccisi per la loro pelle. Mucche, maiali, capre e persino cani e gatti: molte specie sono colpite. La Cina, per esempio, è il più grande esportatore di pellami e molti provengono da cani e gatti: i prodotti vengono venduti senza alcuna indicazione sulle origini della pelle, lasciando i consumatori senza alcun indizio di ciò che stanno acquistando.
2 – Per l’ambiente
Allevare gli animali la cui pelle diventerà materia prima per la produzione di scarpe, borse, rivestimenti per auto, divani, etc. ha un costo non indifferente in termini ambientali.
L’allevamento intensivo è responsabile del 51% del totale delle emissioni di gas serra – più dell’intero settore dei trasporti. È anche collegato alla deforestazione: Greenpeace ha condotto uno studio di tre anni nel 2009 che dimostra che l’allevamento bovino è responsabile dell’80% della deforestazione osservata nella foresta amazzonica, in Brasile.
Allevare bestiame richiede anche un’ elevata quantità di risorse idriche ed è anche responsabile dell’inquinamento del suolo: vengono infatti riversati in natura antibiotici, ormoni e prodotti chimici. Oltre alle sostanze tossiche sopra menzionate, vi sono anche grandi quantità di altri inquinanti, come brandelli, peli, sali, melma, solfuri e acidi che finiscono nell’ambiente nel momento in cui le concerie lavorano le pelli. Si stima che una struttura che opera la concia al cromo impiega quasi 56.800 litri d’ acqua e produce fino a 1 tonnellata di “rifiuti solidi” (ad esempio capelli, carne e brandelli) per ogni tonnellata di pelli che lavora.
Nei paesi più poveri le sostanze dannose si dirigono verso i fiumi e contaminano le falde acquifere, causando gravi rischi sanitari. Un esempio lampante di ciò è il quartiere di Hazaribagh a Dhaka, capitale del Bangladesh: lì vengono lavorate l’84% di tutte le pelli provenienti da questa regione, la quale conta circa 220 concerie. L’inquinamento del fiume Buriganga, che attraversa la città, è così alto che nessun pesce e nessuna pianta possono vivere lì dentro.
3 – Per il benessere dei lavoratori
La concia è un processo messo in atto per evitare che la pelle marcisca e per renderla resistente all’acqua. Per fare ciò si utilizzano molti prodotti chimici che sono tossici per le persone che lavorano nelle concerie o vivono nelle aree circostanti.
Più dell’80% dei pellami sono trattati utilizzando il cromo, sostanza che ha capacità di creare legami trasversali molto stabili con la struttura del collagene dei pellami.
La ONG Pure Earth stima che sono quasi 16 milioni le persone esposte ai pericoli di questa sostanza chimica e 3 milioni di persone sono affette da malattie legate alla presenza di cromo nel loro ambiente quotidiano. Questo agente chimico può danneggiare la pelle e l’apparato respiratorio. Molti studi hanno identificato un legame tra il tumore al setto nasale o il cancro ai polmoni e la presenza di cromo nelle concerie: il cromo, infatti, può entrare nel corpo per inalazione, ingestione e contatto diretto cutaneo.
Nei paesi in via di sviluppo molte concerie non forniscono alcuna protezione né formazione ai lavoratori per trattare con le sostanze chimiche. In queste concerie, dove non viene rispettata alcuna regola sanitaria di base, l’aspettativa di vita dei lavoratori non supera i 50 anni.
In India, ad Hazaribagh, il quartiere delle concerie di Dhaka, ogni giorno vengono utilizzate tonnellate e tonnellate di prodotti chimici durante il processo di concia delle pelli. Gli abitanti e gli operai vivono circondati da materiale tossico in un ambiente saturo di cromo che contiene anche mercurio e arsenico. Questa miscela tossica fluisce nel fiume Burugang senza essere trattata e attraversa la città di Dhaka inquinando l’ambiente circostante e mettendo a rischio la popolazione. Il fiume Hazaribagh, oggi, è considerato il quinto fiume più inquinato della Terra.
4 – Per acquisti più sostenibili
La pelle è spesso legata al concetto di qualità: la domanda è attualmente ancora molto alta, ciò incoraggia gli industriali a produrne di più e più a buon mercato. La provenienza e la qualità del pellame sono spesso dubbie mentre cresce il numero di materiali alternativi al cuoio che hanno lo stesso aspetto e una qualità invidiabile.
In generale, le risorse utilizzate per ottenere 1 kg di pelle hanno un impatto ambientale ben più alto rispetto a quelli necessari per produrre materiali sintetici come il poliestere o il poliuretano.
Inoltre, va notato che la componente chimica utilizzata nelle concerie non scompare da sola e spesso si incontra nel prodotto finale. Il cromo, ad esempio, si trasforma in cromo esavalente durante il processo produttivo, una sostanza che può causare l’eszema nei soggetti allergici.
5 – Diventare un consumatore attento
Le nostre azioni quotidiane hanno un impatto sul mondo che ci circonda. La scelta di non acquistare un prodotto che si sente lontano dai nostri valori è la scelta giusta per non contribuire al protendersi di pratiche dannose.
Oggi è possibile scegliere alternative alla pelle che rispettano gli animali, l’ambiente ed i lavoratori. La qualità e la durata di questi materiali alternativi sono buoni come quelli dei prodotti in pelle. Scegliere di comprare scarpe vegane, realizzate con rispetto, vale a dire scegliere di sostenere i valori etici e dire “no” a un’industria dannosa che causa sofferenza ed inquinamento.
Le scarpe vegan che torvate su VeganShoes.it sono certificate senza pelle e senza componenti di origine animale. I materiali utilizzati sono molti: dalla pellemela al pinatex, al mais alla microfibra made in Italy, fino al sughero e al PET riciclato da bottiglie di plastica raccolte dai mari. Tutte le nostre calzature sono prodotte nel rispetto dei diritti dei lavoratori e secondo pratiche ambientali che prevedono progetti di riforestazione, il riciclo delle calzature a fine vita e la compensazione delle emissioni di CO2.
Ogni paio di scarpe è etico, senza scendere a compromessi con il proprio stile.
Prendi parte al cambiamento, scegli Vegan!
Veronica🌻
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